La tigre e il drone. Il continente indiano tra divinità e robot, rivoluzioni e crisi climatiche
Tra riserve di vacche sacre e città di otto milioni di abitanti deturpate da monsoni fuori stagione e da un inurbamento inarrestabile, Pizzati accompagna il lettore in un viaggio affascinante che, dalle paludi del Bangladesh alla crisi del calo demografico in Giappone, offre un punto di vista privilegiato su un continente in cerca della propria identità.Con il suo miliardo e trecento milioni di abitanti, l’India è il convitato di pietra al tavolo delle potenze mondiali. Eppure l’immaginario attorno al subcontinente asiatico sembra rimasto ai tempi di Gandhi: una terra di bramini, pacifica nella sua povertà, divisa in un sistema castale millenario, meta prediletta per cercare se stessi e le proprie radici spirituali, e allo stesso tempo fonte eterna di manodopera a basso costo. Carlo Pizzati, che in Asia vive da oltre dieci anni, descrive invece una realtà diversa, sospesa tra un progresso sociale e tecnologico inarrestabile, una crisi climatica senza precedenti e il riemergere di tensioni religiose all’apparenza superate. Nel racconto di Pizzati, l’India è infatti allo stesso tempo un paese che ha avuto un primo ministro donna e dove in alcune regioni è in uso la pratica del rogo delle streghe, un modo per derubare le vedove dei loro patrimoni bruciandole vive con l’accusa posticcia di eresia; dove a San Valentino fondamentalisti indù assalgono le coppie che si tengono per mano, mentre cinque milioni di femministe che vogliono far rispettare il loro diritto a entrare in un tempio manifestano per strada.