In prima persona. Una memoria controcorrente
L'autobiografia senza sconti di un grande filosofo che rivive le tappe fondamentali del suo percorso umano e intellettuale, per fare i conti con se stesso e con le incognite della società a cavallo tra due secoli. Le «memorie di un contemporaneo» capaca di sfidare i luoghi comuni «alla ricerca del tempo presente».«Arrivano le "memorie controcorrente" di Alain Finkielkraut, l'intellettuale più amato e odiato di Francia. Galeotto fu il "Corriere" e un'intervista allo scrittore meno intervistabile. Che "mi spiegò lo scontro di civiltà che si era consumato a Praga" e "favorì la mia riconciliazione con il romanzo". Da allora è stato più facile capire la guerra nella ex Jugoslavia e persino le prossime presidenziali americana» - la Lettura«Il filosofo, parlando di sé e della sua famiglia, come del pregiudizio contro Israele, pone questioni di fondo che toccano ancora una volta la qualità della democrazia e lo smarrimento di un'epoca in cui l'umanesimo è subordinato alla tecnica e tutto si riduce a un eterno presente a-storico» - Stefano Folli, RobinsonNiente occupa il mio cuore tanto quanto la crescente inabilità del mondo. Tra la nuova frattura sociale e il dominio devastatore dello spirito della tecnica in tutti gli ambiti della realtà, non smetto di rilevarne i sintomi. Se trovo ancora la forza di scrivere, è su impulso di questo tormento.«Dacché, nonostante i miei sforzi per rallentare l'inarrestabile corsa del tempo, l'età avanza irrimediabilmente, e soffro per gli epiteti ostili che talvolta vengono accostati al mio nome, credo sia giunto il momento di fare un bilancio e di ripercorrere la mia vita senza scappatoie né indulgenza». Così Alain Finkielkraut rivela ciò che lo ha spinto a tirare le fila del suo cammino umano e intellettuale, affrontando una serie di temi che lo hanno accompagnato per tutta la vita, insieme agli incontri con il pensiero e le suggestioni di figure chiave della cultura mondiale come Martin Heidegger, Charles Péguy, Emmanuel Lévinas, Milan Kundera, e quello decisivo con Michel Foucault. Noto per le sue posizioni capaci di innescare feroci polemiche, risponde alle accuse di chi lo definisce «reazionario», si espone senza riserve, ammette il conformismo del suo periodo sessantottino, ripercorre la «scoperta» della questione ebraica e il tentativo di comprendere le radici del negazionismo, la passione per la lingua, la scissione tra il progetto dell'Europa e le culture dei singoli paesi membri, e si confronta con le questioni cruciali della nostra contemporaneità, dall'identità alle migrazioni, dal ritorno dei fascismi al livellamento indotto dalla globalizzazione. Tra domande scomode e confessioni intime, Finkielkraut non smette di tenere fede alla passione che lo anima: «la verità che cerco, ancora e sempre, è la verità del reale; la spiegazione dell'essere e degli eventi resta, ai miei occhi, prioritaria».
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