Quando c'erano i comunisti. I cento anni del Pci tra cronaca e storia
A cent'anni dalla scissione di Livorno e a trenta dalla scomparsa del Pci, ricostruirne la storia può aiutarci a rispondere a domande tutt'oggi inevase: perché proprio in Italia nascque il più grande Partito comunista dell'Occidente? Ebbe mai un'anima rivoluzionaria o fu piuttosto la creatura di intellettuali borghesi? Da due cronisti di lungo corso un appassionante reportage sul Pci, la Rivoluzione russa e la politica italiana dagli anni venti a oggi, vicende parallele che si snodano su diversi piani di racconto, in cui grandi svolte epocali si intrecciano ai destini dei singoli protagonisti.La falce e il martello. L'Armata Rossa. Il mito di Lenin. La Rivoluzione d'ottobre. L'imperialismo americano. Che Guegava. La classe operaia. Gli studenti. La Resistenza. Il Primo Maggio. La sezione. La nomenclatura. Il Fattore K. Il compromesso storico. C'è tutto questo, e non solo questo, ovviamente.Come nei migliori racconti investigativi, il protagonista di questa vicenda è ambiguo e non esente da contraddizioni. Per un verso profondamente radicato nella cultura italiana, legato alla Torino culla del capitalismo nostrano e all'esperienza dell'«Ordine Nuovo» di Gramsci, per l'altro il Partito comunista italiano è stato a lungo costretto a una subordinazione, anche finanziaria, a Mosca. Eppure il Pci è sopravvissuto al ventennio fascista, allo scandalo dello stalinismo, ai fatti d'Ungheria e alla sanguinosa repressione che ne seguì, continuando a crescere negli anni del boom economico e della vorticosa trasformazione della società, e con i suoi lasciti condiziona ancora oggi la politica del nostro paese. Per rileggerne la storia con spirito da cronisti, Mario Pendinelli e Marcello Sorgi, tra documenti e interviste inedite, si mettono sulle tracce dei protagonisti seguendone il percorso attraverso i luoghi – dall'Italia alla Russia, dalla Bulgaria all'America – e i decenni, da Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti a Luigi Longo ed Enrico Berlinguer, fino al confronto con Massimo D'Alema, Piero Fassino, Paolo Gentiloni, Cesare Salvi, Walter Veltroni e Nicola Zingaretti. Completa il quadro una preziosa testimonianza di Umberto Terracini – componente del gruppo originario di Gramsci, Togliatti e Tasca, e presente alla scissione di Livorno –, a cui il libro contribuisce a ridare il giusto rilievo.