La natività dei pastori. Secunda pastorum. Testo inglese a fronte
Una storia divertente, leggera, coinvolgente, ironica, che culmina infine nel lirismo: i pastori della campagna inglese, con parole semplici e toccanti, adorano il Bambino e celebrano la Natività. “Guardate il bambino gentile, è gaio il sorriso e dolce di miele!” La notte di Natale, tre pastori si lagnano del freddo, della fatica, del padrone, delle mogli che fanno troppi figli. Ne arriva poi un altro, Mak, che mentre tutti dormono ruba una pecora bella grassa e la porta a casa. Quando lui e la moglie sentono arrivare gli altri pastori in cerca della pecora, la vestono, la fasciano e la mettono nella culla, in una parodia esilarante della Natività e della visita al Bambin Gesù. Dopo la sorpresa iniziale, i due vengono smascherati e scoppia una grande rissa. Arriva però l'annuncio dell'Angelo, e i pastori, dopo aver avvolto il ladro in un lenzuolo, si avviano verso Betlemme: la questione finisce in un canto d'amore pieno di tenerezza per il Bambino appena nato, povero e infreddolito come loro. Il tutto in un linguaggio vivacissimo e realistico, ma intriso di pietas e umanità. Il testo, che risale alla prima metà del XV secolo, interseca sapientemente elementi di grande suggestione e modernità: la fatica di vivere, il duro lavoro, lo sfruttamento, la fame. La maestria dell'autore si manifesta nel giustapporvi il ribaltamento comico della nascita sacra con una storia divertente, leggera, coinvolgente, ironica, che culmina infine nel lirismo: i pastori della campagna inglese, con parole semplici e toccanti, adorano il Bambino e celebrano la Natività.
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