Storie del ghetto di Budapest: L'elefante verde-Storie dell'Ottavo distretto
«Ma non aspetto risposta ormai a niente. Mi dico che l’universo invecchia e ci vorranno altri mondi, non questo, per ritrovare la gioia di quando ero bambino» «Le storie dei gemelli Pressburger raccontano la vita, romanzata e quindi potenziata nella sua verità, degli ebrei per lo più poveri di Budapest, prima della Seconda guerra mondiale, durante la Shoah e subito dopo la liberazione della città da parte dell’Armata Rossa. C’è il mascalzone che rincorre le donne, e anzi se le compra, ci sono i poveri che si arrangiano, ci sono donne innamorate della propria bellezza e dei propri corpi. Ci sono le provvisorie sconfitte e le temporanee vittorie e i sogni struggenti e le lacrime copiose. E sullo sfondo si sente la lingua ungherese con forti influenze dello yiddish. Ma tutto questo viene narrato in perfetto, stupendo italiano, degno dei migliori scrittori discendenti del più classico fra i classici: Manzoni.» - Wlodek Goldkorn Sappiamo molto del ghetto di Varsavia, abbastanza del ghetto di Venezia, lo sgombero del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 è stato mirabilmente raccontato da Giacomo Debenedetti. Ma prima dell'infanzia dei fratelli Pressburger (Giorgio e Nicola) nell'Ottavo distretto, del ghetto di Budapest non sapevamo niente. Eppure è qui che viene raccontata un'idea di ebraismo fatta di violini, commerci, ironia e nostalgia. E si verifica, nella piccola comunità dei mercanti, una bizzarra apparizione: Jom Tow produce salsicce, sua moglie Ester vende oche e il figlio Isacco, a dar credito alla profezia del rabbino, è destinato a grandi imprese. Nelle «Storie del ghetto di Budapest» vengono riuniti le «Storie dell'Ottavo distretto» e «L'elefante verde».