In extremis. Il tema funebre nella narrativa italiana del Novecento

In extremis. Il tema funebre nella narrativa italiana del Novecento

Al pari dell'amore, la morte è uno dei temi prediletti della letteratura di ogni epoca, e viene declinato in una inesauribile varietà di modi. L'autore affronta la trattazione del motivo funebre in alcuni fra i più importanti narratori italiani del secondo Novecento: Giorgio Bassani, Carlo Emilio Gadda, Giorgio Manganelli, Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Le prospettive non potrebbero essere più diverse. Si va dalla liturgica celebrazione del lutto del Giardino dei Finzi-Contini all'immedicabile strazio della Cognizione del dolore, dall'estenuata attesa della morte del Gattopardo agli estrosi, ossessivi funambolismi dei libri di Manganelli. In ognuno di questi casi, la morte è sempre anche qualcosa di diverso rispetto alla semplice conclusione di un'esistenza: può fungere da pretesto, da alibi, da dispositivo apotropaico o depistante, perfino da gioco, non di rado diventando emblema di un'intera visione della realtà. L'introduzione del volume è dedicata al ruolo della morte nell'opera di Italo Calvino e di Primo Levi, mentre il capitolo finale esamina un brano di Giuliano Scabia in cui il protagonista visita l'aldilà: un'interpretazione della condizione ultraterrena insieme lieve e serissima – oltre che pregnante dal punto di vista antropologico – che vale come discreto quanto incondizionato omaggio alla vita, alla convivenza, alla condivisione dei destini.
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