Sotto il segno di Platone. Il conflitto delle interpretazioni nella Germania del Novecento
Mondo tedesco e civiltà greca hanno sempre intrattenuto una relazione particolare, con Platone a occupare il posto d'onore. Non si tratta solo di interessi eruditi, in discussione c'è molto di più. Il ritorno ai Greci e a Platone è prima di tutto un modo per ripensare il proprio tempo in cerca di una soluzione alla crisi che lo attraversa. In gioco è insomma l'identità stessa della civiltà europea, con le sue pretese fondazionaliste (non siamo forse la civiltà del logos?) e i suoi progetti politici. Di questo discutevano Heidegger e Gadamer, Wilamowitz e gli ideologi nazisti, o ancora Popper, Arendt, Strauss e tanti altri, dando vita, «sotto il segno di Platone», a un caleidoscopio di interpretazioni volte a esaltare aspetti diversi del suo pensiero. Metafisico o scettico, totalitario o utopista, dogmatico o dialogico, il filosofo greco emerge in tutta la sua elusiva complessità facendosi, di volta in volta, modello a cui guardare o cattivo maestro da smascherare e superare. Del resto, non poteva essere diversamente: chi controlla Platone, controlla la filosofia e il potere, spesso non percepito, che essa detiene nella costruzione della nostra immagine del mondo.