La storia, coscienza di civiltà
«Lo storico non è un fiancheggiatore che solo il suono dei tamburi mette in marcia, ma è in marcia perché pensa: un pensare, il suo, che libera dai dubbi, dalle oscurità dell'azione immediata, intendendone egli nel passato i motivi profondi. [...] La storia non è un artigianato tradizionale, ma un impegno totale di comprensione: una comprensione che parte dalla pienezza di vita e che più ampia e profonda diventa non per l'apporto di nuove tecniche di ricerca, ma per la ricchezza, la complessità, l'urgenza dei problemi che lo Storico avverte e suscita in se stesso. Dunque vivere la vita è la condizione essenziale per vivere la storia. E barbaro o imbarbarito, perché fattasi vuota la sua coscienza, è nel nostro concetto di civiltà chi non è in grado di vivere la storia. L'incontro con la storia è l'occasione per gli uomini di capire se stessi e anche di misurare quanto sono disposti a pagare per capire, serenamente, gli altri uomini». Con uno scritto di Chiara Frugoni.
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