Over. Il mio Everest e altre montagne
Venerdì 13 maggio 2022, alle 5.40 locali, un italiano di 35 anni, con il suo compagno di cordata, tocca la vetta dell’Everest, il più grande sogno di ogni alpinista. E fin qui, sarebbe una storia che assomiglia a tante altre. Ma c’è un particolare che la rende eccezionale, unica al mondo. Quell’uomo, Andrea Lanfri, ha due protesi alle gambe e gli restano solo tre dita delle mani: è l’esito di una meningite fulminante che nel 2015 lo ha tenuto in coma per due mesi, portandolo a un soffio dalla morte. Dopo il risveglio, e il doloroso recupero, la fame di vita spinge Andrea a riprendersi il sé stesso di un tempo. Non solo camminare, andare in bicicletta, correre, vivere una vita tutto sommato normale: Andrea vuole tornare in montagna e ricominciare ad arrampicare. Da qui è cominciato il suo personale Coming Back to Life. In poco tempo è riuscito a entrare nella nazionale paralimpica di atletica, vincendo due argenti mondiali e stabilendo i record italiani di velocità nei 100, 200 e 400 metri. Dopo due anni di frustrazioni, cadute e duro adattamento a inedite soglie del dolore, dal 2019 Andrea riesce a scalare il Monte Bianco (4810 metri), il Monte Chimborazo in Ecuador (6268 metri), e i 7246 metri del Putha Hiunchuli in Nepal, l’anticamera del sogno. Dopo l’Everest, nel gennaio 2023, ha conquistato un’altra tappa delle sue Seven Summits, scalando in solitaria l’Aconcagua in Argentina. Andrea è un uomo la cui schiettezza e umiltà sono pari solo alla tenacia. La sua autobiografia è un tributo alla fiducia e all’amore per sé stessi, una spinta alla realizzazione dei propri desideri, nella convinzione che nulla è impossibile, nemmeno scalare l’Everest con un corpo a metà, se si è spinti e sostenuti da una volontà «rocciosa», stagliata come una montagna nel cuore e nell’anima.