Io non spengo nessun motore. La mia storia di pescatore e di capitano
Questa non è una storia di politiche e migrazioni, di ideologie e decreti. È la storia di un uomo come tanti, il racconto universale delle scelte che ci troviamo davanti, dei momenti in cui il destino ci propone di cambiare rotta. «Le linee, nel mare, non si vedono. Quando le attraversi però lo capisci, senti che ci sono. I confini no, quelli non esistono, sono tutti mentali.» Pietro sa queste cose da quando è nato, in una famiglia di pescatori di Mazara del Vallo: una Sicilia che guarda in faccia la Libia, e non sempre in modo pacifico. Per tutta la vita ha voluto solo una cosa: fare il mestiere di suo padre e di suo nonno. Infatti, diventa comandante a ventiquattro anni e comincia a lavorare sui pescherecci. Ma poi ci si mette di mezzo la crisi, la guerra per il pesce, persino una raffica di mitra… è tempo di levare l’ancora e salpare per nuovi lidi, il porto di Trieste, le rotte africane. Fino a che lo raggiunge una telefonata: l’invito a imbarcarsi sulla Mare Jonio, la nave dell’Ong Mediterranea. A comandare la prima nave battente bandiera italiana adibita al salvataggio in mare, impegnata a soccorrere i migranti che muoiono a migliaia tra le onde. E Pietro capisce che in una vita piena di incontri e luoghi esotici, l’avventura più appassionante è quella che lo aspetta a casa. Anche se significa puntare il timone verso una tempesta di difficoltà, fino alla notte più lunga. Questa non è una storia di politiche e migrazioni, di ideologie e decreti. È la storia di un uomo come tanti, il racconto universale delle scelte che ci troviamo davanti, dei momenti in cui il destino ci propone di cambiare rotta. E di un mondo antico e saggio, dove ancora resiste una legge morale innestata nella carne viva, delle persone e delle comunità. La legge del mare.
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