I mores non sono i mori
Non è la poesia il mostro che ci rode dentro ma la corruzione e quel senso di essere o non essere amletico di antica memoria. La nostra prigione è la democrazia del non fare, delle deleghe andate a vuoto, della partecipazione finita in un cantuccio e messa lì a dormire sperando giorni migliori. Spendiamo la nostra libertà in un quotidiano apparire, in uno stillicidio di parole vuote, in promesse puntualmente tradite. Forse la poesia non esalta più i cuori, non rinnova quelle virtù e quelle certezze che tutti noi ci auguriamo, ma una cosa è certa: essa esiste e snocciola come un rosario le nostre colpe, le nostre malefatte, la nostra quotidiana miseria culturale e politica. Ah, la politica! La politica viene messa alla berlina ed è il compendio di una amara realtà. A ben pensarci, siamo messi proprio male! Per saperne di più bisogna leggere "I mores non sono i mori".
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