Ariosto apocalittico e politico
"L’Orlando furioso" nel corso del Cinquecento si è imposto come modello di poema che assume nel campo letterario italiano il ruolo che avevano l’Iliade e l’Eneide nelle letterature classiche ed è stato preso in esame come libro da condannare nell’Indice dei libri proibiti. Queste opposte reazioni si attivano in relazione con una tensione all’unità che articola forme narrative, situazioni e personaggi che permettono di affrontare in modo non banale (non piattamente devozionale ma nemmeno esclusivamente scherzoso, con quella felice commistione di scherzo e serietà individuata dalle letture romantiche) questioni religiose e politiche. In questo modo non soltanto i temi ma le componenti più specificamente letterarie del Furioso (la struttura narrativa, lo stile, le caratteristiche dei personaggi) entrano in relazione, intercettano, rielaborano e rifrangono per il futuro “dati” apocalittici e politici, secondo una logica propria. In quest’ottica si propone qui un’analisi della dialettica di rivelazione/svelamento del governo divino sul mondo, che conduce alla possibilità che l’opera che porta alla conclusione le vicende dell’Inamoramento de Orlando di Boiardo sia anche idealmente intitolabile La punizione di Orlando. Definire Ariosto “apocalittico” significa quindi valorizzare un’articolazione complessa che si fonda sulla rivelazione del fine più che sul problema della fine del mondo, mentre “politico” indica l’attitudine a reinventare continuamente forme narrative e poetiche di problemi della vita associata (dal ruolo delle donne nella città al funzionamento di istituzioni come i monasteri, al rapporto tra guerra e religione).