Lezioni sulla traduzione
Dal 1989, anno in cui furono tenute queste lezioni finora inedite, l’incremento della produzione teorica sul tema del tradurre è stato esponenziale, accompagnato dal progressivo fiorire di scuole di specializzazione, corsi universitari, master e via dicendo tesi a consacrarne la dignità di materia di studio autonoma. E tuttavia, a sottolineare una particolare osticità dell’argomento, da sempre refrattario ad essere inquadrato in un sistema di regole, o anche, più umilmente, a una chiara classificazione dei fenomeni linguistici che esso coinvolge, decenni di fermento hanno proposto scarsissime novità. Di contributi teorici che abbiano rivoluzionato i termini del problema non si ha notizia, mentre il traduttore continua ad occupare il gradino più basso fra gli operatori della cultura. Di qui l’attualità e la sorprendente freschezza di queste pagine (la base scritta delle menzionate lezioni, recuperata presso l’Archivio Fortini dell’Università di Siena, e integrata da un ricco apparato informativo e bibliografico), in cui il problema della traduzione viene approfondito da vari punti di vista – quello della critica letteraria, della linguistica, ma anche quello socioeconomico e ideologico-politico. E dato che per Fortini il modo in cui si traduce è un indicatore privilegiato per decifrare l’evoluzione globale di un contesto culturale nel suo insieme, il gran numero di esempi tratti dagli scrittori italiani del Novecento e non solo (soprattutto fra i poeti), ci apre una serie di nuove, insospettate prospettive per una rilettura complessiva della letteratura italiana del secolo appena trascorso. «Ma la conclusione di questi esempi tratti da una esperienza di traduttore vorrebbe non essere autobiografica. Se si crede verisimile che la traduzione possa essere considerata come situata nella serie multicolore delle scritture che si chiamano interpretazioni ermeneutico-critiche, parafrasi esplicative, translitterazioni, imitazioni, parodie, rifacimenti e così via; ossia come atto a un tempo letterario e metaletterario; e se non si dimentica – come le statistiche ci dimostrano – che di fatto la rilevanza ideologico-politica e quindi socioeconomica delle traduzioni è determinante per ogni comunità culturale e politica, ne verrà che il grado di rapporto della traduzione con il sistema della o delle istituzioni letterarie dovrà essere visto come rapporto rivelatore, come indice privilegiato della qualità di relazioni, in un tempo e in una società data, fra le ideologie e le culture in conflitto. Indice privilegiato rispetto ad altre formazioni testuali.» (Franco Fortini)