Forse che sì. Joyce fra Pascoli e Gadda

Forse che sì. Joyce fra Pascoli e Gadda

Il 2 febbraio 1922 usciva a Parigi, dopo lungo travaglio, il romanzo che ha rivoluzionato la narrativa moderna, "Ulysses" di James Joyce: capolavoro non solo dell’incontro fra linguaggi ma anche fra nazionalità. Nel mare di parole del romanzo, Andrea Cortellessa si concentra sul famoso «Yes» più volte pronunciato da Molly Bloom nell’episodio finale, «Penelope», mettendolo a confronto con un altro «Sì» conclusivo pronunciato da un’altra Molly, la bambina figlia di emigrati italiani in "Italy", il racconto in versi di Giovanni Pascoli (1904) dedicato all’esilio e all’emigrazione. C’è poi il «No» che grida Assunta, sospettata dell’omicidio Balducci, alla fine di "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" di Carlo Emilio Gadda (1957). Alla fine di tre capolavori della letteratura europea moderna, questi due «sì» e un «no» sembrano rispondersi come in un dialogo a distanza. Ma se non sono mancate congetture su una possibile influenza di Joyce su Gadda, mai era stata fatta l’ipotesi di un influsso di Pascoli su Joyce: ancorché questi conoscesse la sua poesia e avesse ovvi motivi d’interesse per un testo come "Italy", epica narrazione dell’esilio scritta in uno stile plurilingue.
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