Venezia e il Rinascimento. Religione, scienza, architettura
«Il nostro tentativo è volto a eliminare – per quanto possibile – pregiudizi, a liberare la storia dell’architettura e della città. Del resto, le forme visibili nascondono accuratamente la storia della loro genesi e ancor più nascondono le scelte perdenti: dagli archivi e dalle testimonianze dei contemporanei emergono a getto continuo progetti che nel loro insieme disegnano città “altre”, non realizzate ma ricostruibili. È necessario andare oltre lo sguardo, e chiedere ai progetti irrealizzati il perché delle loro sconfitte». La novità di questo libro permane intatta, ma il suo insegnamento ha fatto strada. Quando Venezia e il Rinascimento comparve, nel 1985, il giudizio fu entusiastico. Tafuri aveva rotto l’isolamento dell’architettura tra le arti belle e insegnato a vederla nei nessi con gli altri aspetti della vita culturale e religiosa, ponendola nel vivo delle questioni storiche di un secolo drammatico e di una città straordinaria. Sullo sfondo di un’Europa scossa da profondi rivolgimenti, i conflitti che emergono nella Serenissima dagli inizi del Cinquecento al primo decennio del Seicento sono ricomposti in un ampio affresco: il filo conduttore è dato dalle trasformazioni urbane nel modo in cui vengono progettate e nei percorsi che attraversano in fasi diverse di elaborazione, alimentando discussioni esplicite e umori diffusi. La Venezia del mito, utopia realizzata nel segno dell’equilibrio armonico, si scontra con i nuovi tempi: le tendenze oligarchiche e papaliste, le mode culturali romane, l’emergere di nuove mentalità, le insofferenze e i drammi degli eterodossi innescano la battaglia per un’architettura interpretata come metafora di assoluta verità e di buon governo, che ebbe tra i suoi protagonisti dogi come Andrea Gritti e Leonardo Donà, artisti come Lotto, Sansovino, Serlio, Palladio e Scamozzi, scienziati e umanisti come Daniele Barbaro, Francesco Barozzi e Galileo Galilei. Perseguendo l’obiettivo di una storia fatta di intersezioni, Tafuri racconta una vicenda ricca di sorprese tra linee di frattura con il passato e persistenze. Ne esce una ricostruzione complessa, in cui la vicenda della “forma urbis” è intrecciata alle grandi tematiche religiose, civili ed economiche. E i problemi emergenti da tale ricostruzione vengono riconosciuti come le sfide che la storia di Venezia lancia alla cultura distratta dei «moderni».