La tradizione filosofica italiana. Quattro paradigmi interpretativi
La filosofia italiana è viva e vegeta. A testimoniarlo è il successo internazionale di cui gode ciò che è stato definito Italian Thought. Ma che cosa rende il pensiero italiano così apprezzato e studiato all'estero? Vi è qualcosa che accomuna, pur nella loro differenza tematica, i protagonisti della filosofia italiana e che permette di individuare un fil rouge – da Dante a Vico, da Machiavelli a Gramsci –, senza che per questo si debba parlare di una tradizione nazionale unitaria? E che cosa vuol dire ripensare tale tradizione? È possibile farlo in modo non descrittivo-ricostruttivo? Ossia in modo tale da evitare quell'approccio "museale" volto solo a conservarne il glorioso passato, adottando invece un'altra prospettiva tesa a ripensarla, rivitalizzarla e renderla operativa nell'attualità? L'obiettivo del presente saggio è quello di rispondere ai suddetti interrogativi, mostrando come alcuni dei principali interpreti del pensiero italiano – da Spaventa a Gentile fino a Garin e Esposito – si rivolgano al patrimonio filosofico che ci precede individuando le caratteristiche distintive della tradizione nazionale con l'intento di renderle operanti e funzionali al proprio tempo.
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