Tom Kundig e la meccanica romantica. Una lettura critica dell'architettura dei gizmo
Le sperimentazioni fuori dagli schemi e la postura scanzonata, da ragazzo di campagna, hanno favorito l’affermazione sulla scena americana prima, ed internazionale poi di Tom Kundig. Nato nel 1954 in California e cresciuto a Spokane (Washington), la sua parabola di architetto deve molto ad un esordio formativo – gli studi geofisici – inizialmente incerto ed erratico che incrocia anche l’inesausta passione per l’arrampicata d’alta quota. Il suo profilo è quello di un outsider, arrivato all’architettura dopo una cultura non accademica e a tratti pop, intuitiva e genuinamente creativa; anche per questo i suoi edifici hanno incontrato un rapido riscontro di pubblico, dalla Studio House a Seattle, alla cantina Mission Hill Winery in Canada fino alla più celebrata Chicken Point Cabin in Idaho, residenza che gli è valsa una fama internazionale. L’inquadratura critica proposta nel volume mette a fuoco l’architettura di Kundig in termini di meccanica romantica. Con questa formula si tenta di restituire quella declinazione poetica del movimento e della costruzione che è, forse, il suo contributo più significativo. Oggetto privilegiato dell’indagine è il prodotto più originale di Kundig: i gizmo – scenografici dispositivi mobili che sollevano grandi vetrate, spostano muri scorrevoli, aprono e chiudono il volume architettonico. Talvolta complessi come sculture cinetiche, questi rappresentano uno sforzo coraggioso – e al contempo un’occasione preziosa – per ampliare la ricchezza percettiva ed emozionale dell’esperienza architettonica.
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