Argomenti per un dizionario del design
«Quando, attraverso il tempo, l’evoluzione del linguaggio passò da poche parole a un numero di espressioni sempre maggiore, divenne necessario l’uso di un “dizionario” capace di elencare i vari termini e dare per ognuno la giusta interpretazione. È possibile, in un certo senso, paragonare quest’evoluzione all’itinerario percorso dal design» - Ugo La Pietra «Un libro prezioso e ottimamente curato» – Il Venerdì Trenta voci – dedicate a temi come l’Arredo domestico, l’Artigianato, la Città, la Moda e la Tecnologia – sono la struttura portante di questo atipico dizionario, che raccoglie un centinaio di testi scritti da Ugo La Pietra sui molteplici problemi legati alla cultura del progetto e riferiti alla grande area disciplinare che va dalle arti applicate al disegno industriale, fino all’architettura. Gli articoli e i saggi qui pubblicati, sempre accompagnati da immagini cariche di indicazioni esemplificative, di ironia e di allusioni metaprogettuali, coprono un arco temporale che va dal 1972 a oggi, e testimoniano del continuo e inarrestabile esercizio conoscitivo dell’autore. Come sottolinea Carlo Vinti, il curatore di questo volume, La Pietra «ha segnalato costantemente la necessità di inserire una dimensione di ricerca non solo nelle scuole ma anche nella professione, nelle industrie e nei laboratori artigianali; ha predicato il metodo dei “travasi” e degli sconfinamenti, contro ogni specialismo settoriale», e, in questo senso, si è inscritto nella tradizione squisitamente sperimentale di Gio Ponti, poiché affascinato dalla sua capacità di attraversare tutte le arti, dall’architettura alla pittura, dalla decorazione all’arredamento. Quando Ugo La Pietra afferma provocatoriamente che «il design non esiste come disciplina», entra in risonanza con l’altro protégé milanese di Ponti, Ettore Sottsass, e con la sua stramba idea di produrre «pensieri, disegni, programmi e utopie, frasi e rivolte, irriverenze e sarcasmo, scatti paranoici e dolcezze angeliche, errori insostenibili e intuizioni che la gente, per ridere, chiama “controdesign”». Ma in fondo le riflessioni di La Pietra – «che con Mendini resta il maggior generatore di pubblicazioni sull’architettura radicale», secondo Adolfo Natalini – nascono dall’urgenza di comprendere i problemi della società contemporanea, mantenendo il più possibile aperto il proprio campo visivo al grido di «Abitare è essere ovunque a casa propria», interrogando cioè anche la cultura materiale, quella invenzione o re‐invenzione del quotidiano che la modernità ha volutamente emarginato.