Son mandato à Cina, à Cina vado. Lettere dalla missione 1702-1744
La figura del missionario lazzarista Teodorico Pedrini, nato a Fermo, nelle Marche, nel 1671, è poco conosciuta. La sua riscoperta è iniziata negli anni Trenta del Novecento, quando sono venute alla luce, presso la National Library di Pechino, alcune composizioni musicali, riconducibili al missionario, a firma "Nepridi". Pedrini, oltre che poeta dell'Accademia dell'Arcadia, era anche un valente musicista; poté perfezionare lo studio della musica nella Roma di fine Seicento, e quindi sotto l'influenza del genio di Arcangelo Corelli. Partito per la Cina nel 1702 come missionario di Propaganda Fide, dopo un lungo viaggio venne ammesso alla corte imperiale nel 1711 e successivamente, nel 1723, aprì al culto presso la residenza di Xitang una chiesa ancora oggi esistente, dopo alterne ricostruzioni, nello stesso luogo. Il suo ruolo fu centrale nel contesto dell'annosa querelle sui riti cinesi - incentrata sui criteri di compatibilità tra riti cristiani e riti confuciani -, che tra la fine del Seicento e il 1742 contrappose i Gesuiti agli altri ordini religiosi, tra cui i Lazzaristi. Anche grazie alla musica Pedrini fu sempre benvoluto dall'imperatore Kangxi, tanto da scrivere: «Nessuno fu più gradito dall'Imperatore che io, che ero l'infimo di tutti»; e tuttavia, a seguito degli aspri contrasti sui riti, conobbe tra il 1721 e il 1722 l'onta della carcerazione. Nel presente volume i curatori ricostruiscono la figura storica del missionario, pubblicando più di cento lettere, corredate da ampio apparato critico e documentale, provenienti da due archivi romani: quello della Provincia Romana della Congregazione della Missione e quello della Casa Generalizia dell'Ordine dei Frati Minori. Le lettere di Pedrini sono caratterizzate dalla schietta e viva descrizione della realtà di quegli anni e rappresentano, come sostiene Francesco D'Arelli nella Prefazione, «solo un assaggio, sebbene tra i più sapidi, di quanto il missionario poté scrivere e che in parte ancora si preserva manoscritto in tanti archivi e biblioteche italiani». Teodorico Pedrini morì a Pechino nel 1746. Le ricerche su di lui sono appena iniziate.
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