Piccolo memoriale antifascista
La prima cosa che colpisce il lettore di questo libro è lo stile, l'assenza di ogni estetismo e di ogni forma di mitologia familiare. La chiarezza come imperativo morale aiuta a comprendere non solo la personalità dell'autrice, ma anche il suo "discorso sull'esilio", secondo la definizione che ne dà Vittorio Foa. Questa sobrietà dello stile rivela una personalità forte che ha attraversato con coerenza e coraggio i tempi della cospirazione antifascista e dell'esilio a partire dal suo arresto nel 1934. Così l'aggettivo "piccolo" scelto per il titolo sottolinea, insieme alla riservatezza, uno stile di vita improntato al rifiuto di ogni eccesso. Ma le piccole dimensioni del "Memoriale" consentono anche di affrontare alcuni problemi storiografici rilevanti, come per esempio la lezione politica di Claudio Treves o il rapporto tra antifascismo ed ebraismo prima e dopo gli arresti del 1934. In un momento di confusione di valori come questo che stiamo attraversando, giova ripristinare il primato delle scelte nitide e dello scrivere chiaro, compito che il "Piccolo memoriale antifascista" di Giuliana Segre Giorgi assolve con eleganza.
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