Malattia, coscienza e destino. Per una mitografia del decadentismo
Il volume presenta un itinerario al valico del Novecento, attraverso lo spazio narrativo tra Scapigliatura e Decadentismo, in compagnia di inquietanti personaggi ai quali hanno dato vita Tarchetti, Fogazzaro, D'Annunzio, Pirandello e Svevo. Tale itinerario - nell'arco di tempo in cui la crisi dello scentismo positivista si intreccia con propositi di rigenerazione spiritualista - se non evita vie già battute allo scopo di inventariare i danni della 'distruzione' della ragione segue di preferenza sentieri più nascosti e segreti.I protagonisti delle storie evocate in questo libro sono segnati, in diversa misura, da malattie dell'anima, che alterano progressivamente e inesorabilmente la fisionomia del personaggio nato e cresciuto in clima romantico-realista. Così, nella luce crepuscolare di fine secolo, il genio folle, l'"inetto a vivere", l'esteta, il superuomo, il 'disajutato' dalla sorte - assurti, nel giro di due generazioni letterarie, al rango di archetipi dell'immaginario narrativo - preannunciano la crisi che solo Pirandello e Svevo avranno il coraggio di diagnosticare, inaugurando con oroscopi foschi il secolo nuovo.Il mito della Decadenza è riproposto nelle sue manifestazioni concrete, non solo in figure letterarie cariche di destino, ma anche nel fenomeno del dannunzianesimo, entro il complesso storico-sociale e culturale che lo vide nascere. Di qui la possibilità di riconsiderare la categoria storiografica di Decadentismo, alla luce delle sue costanti fondamentali. L'una peculiare della situazione italiana: l'intervento attivo degli intellettuali nella crisi di crescenza della società postunitaria; l'altra comune alla cultura europea: la parabola che dal genio ottocentesco in rivolta contro la società borghese conduce alla 'coscienza' del mal di vivere del novecentesco 'uomo psicologico'.
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