L'educazione secondo il piano Dalton
Il Piano Dalton - teorizzato e sperimentato da Helen Parkhurst negli Stati Uniti attorno agli anni Venti - mantiene oggi un'indiscutibile vitalità pedagogica per via delle sue due architravi didattiche a sostegno di un progetto di scuola rispettoso dei bisogni e delle attitudini degli allievi. Prima architrave: la scuola dei laboratori. Tramite l'idea pedagogica di laboratorio, il Piano Dalton mira a far sì che la scuola superi il suo volto nozionistico-trasmissivo a favore dell'identità di officina di metodo, di analisi-riflessione sui saperi. Compito della scuola, secondo la Parkhurst, dovrà essere prevalentemente quello di insegnare ad apprendere, e molto meno quello di 'informare'. Pertanto, l'obiettivo culturale del Piano Dalton non è quello dell'istruzione materiale (il quanto sapere), ma piuttosto l'istruzione formale, metacognitiva (il come sapere). Seconda architrave: l'istruzione individualizzata. Tramite l'idea pedagogica di 'individualizzazione' dell'insegnamento-apprendimento, il Piano Dalton prevede una programmazione per progetti didattici (liberamente scelti dagli allievi) in grado di tenere costantemente conto dei livelli di partenza, dei tempi-ritmi di apprendimento, dei modi di conoscenza di ciascuno. Questo modello di programmazione ha il merito di lasciare in gestione cognitiva al discente le varie fasi dell'attività di ricerca-scoperta culturale dentro i contenuti canonici dei programmi didattici. Con il Piano Dalton l'allievo si trova al centro del processo formativo, secondo i principi della scuola attiva.
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