La valle della luna. Avventura, esotismo, orientalismo nell'opera di Emilio Salgari
Di questo suicida, di questo 'capitano' che non conseguì mai il titolo ma diventò il capitano dei sogni avventurosi di tanti giovanissimi, sappiamo sempre troppo poco. Il volume cerca di entrare nella 'cameretta fumosa' dove 'il forzato della penna' consumava le sue cento sigarette al giorno per poter narrare senza sosta questa sua fiaba infinita fondata su innumerevoli presenze, su intrecci appassionati, su ritmi intensi. Ma l'officina letteraria di Emilio Salgari non è ingenua e non è semplice a decifrarsi. In essa confluiscono e rinnovano la propria sostanza gli incubi neri dell'Ottocento romantico: i simulacri sanguinanti di un immaginario attraversato dalle stragi, dalle guerre, dalle torbide contraddizioni di un imperialismo dilagante e di un colonialismo senza freni. Salgari, del resto, dialoga intensamente con l'esotismo, in cui si palesa una diversità amata proprio perché totalmente distante e mai bene afferrabile.A ottant'anni dal suicidio, Salgari ci presenta un mondo sensualmente amabile in cui le steppe siberiane non sono meno fascinose delle coloratissime giungle brasiliane. Un mondo, quindi, che si offre anche come emblema del rimpianto e legittimazione della memoria. Un mondo in cui gli adolescenti di ogni età ritrovano anche oggi il turbinio di una costruzione complessa e variegata, sempre irresistibilmente attraente.Il libro non si limita a realizzare un'articolata esplorazione degli universi salgariani (dalle eroine ai viaggi, dai cicli ai generi letterari creativamente rivisitati) ma studia anche i prolungamenti multimediali e le derive che, partendo dai grandi nuclei narrativi salgariani, hanno poi raggiunto strumenti di diffusione molto attuali.
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