Francesca Romana. La santa della solidarietà e della speranza
Se dovessimo trarre delle conclusioni dalla vita e dall'esempio di Francesca Romana - un "fiume d'acqua celeste", come fu definita nella bolla di canonizzazione dal pontefice Paolo V, che invase i vicoli di Roma portando il suo fluido consolatore in una città straziata da lotte fratricide, invasioni di eserciti stranieri e compagnie di ventura, afflitta da carestie e pestilenze, disertata dai papi durante il grande scisma d'Occidente - dovremmo dire che le tappe della sua crescita spirituale - cioè l'umiltà, l'obbedienza, la carità, la certezza che il bene comune è preferibile al bene del singolo - acquistano anche oggi, nei momenti di sbandamento in cui viviamo, nel continuo deteriorarsi della qualità della vita e l'offuscarsi dei valori autentici dell'uomo, una sempre maggiore validità e una grande ricchezza di contenuti. Con l'esperienza di tanti secoli di storia possiamo ben dire che la sapienza cristiana di Francesca, diffusa in un raggio di azione che poteva definirsi allora strettamente cittadino, debba oggi estendersi su tutta la terra stretta dalla morsa della fame, della violenza, della droga, di malattie incurabili, del terrore nucleare e della psicosi. Solo ascoltando il "messaggio di verità" che ci è stato trasmesso da questa donna romana, noi possiamo ancora sperare che la nostra terra non diventi un allucinante deserto, e che il fine della nostra vita rimanga sempre la tutela della dignità dell'uomo attraverso la verità e la giustizia.
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