Universalità del cristianesimo. In dialogo con Jacques Dupuis
Nell'Antico Testamento Dio chiama il suo popolo, Israele, a riconoscerlo come Creatore e Padre di tutti i popoli e a fare da mediatore tra Jhwh e tutte le genti. I profeti maggiori precisano questa universalità della fede che si riscontra nella signoria divina sul creato, fino agli estremi confini della terra, e nel soccorso offerto a tutti, e in modo speciale agli orfani, alle vedove e agli stranieri. Riconoscendo in Cristo l'Alpha e l'Omega e divenendo il popolo della Nuova Alleanza, la Chiesa accoglie Colui che porta l'Antica a compimento e diventa essa stessa l'erede della medesima chiamata universale. Alcuni, intendendo tale compimento come una realtà escatologica che si attua soltanto alla fine dei tempi, rischiano di non poter spiegare come Dio continui a costruire il suo Regno, chiamando anche i non-cristiani e i non-credenti alla salvezza; altri riconoscono in ogni religione un'autentica via alla salvezza apportataci da Cristo, omologando in qualche modo tutte le religioni e perdendo di vista il comando del Cristo ad ammaestrare tutte le genti; un terzo gruppo cerca di salvaguardare il ruolo unico della mediazione della Chiesa, contemplando il Dio che supera costantemente i confini spazio-temporali della comunità ecclesiale. Questa pubblicazione offre al lettore un saggio delle molteplici posizioni che attualmente segnano il mondo della teologia cattolica.
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