Una festa per gli occhi. L'avventura di un artista che guardava nel buio
Il narratore di queste pagine viene alla luce una prima volta nel 1931. Ma quella non è luce fatta per lui, che nasce con la vista ridotta a pochi visus. Trascorre lunghi periodi dell'infanzia nel paese dove visse sua madre, un paese non ancora rischiarato dalla lampadina elettrica, novità che, nella provincia italiana, arriverà durante la prima metà del secolo scorso. L'artista guarda nel buio della vista menomata e nel buio di un'epoca che pare il Medioevo, mentre porta sulla tela ciò che dal buio riesce a cavare. Sullo sfondo di un articolato e sapiente brancolare, corrono gli avvenimenti di un periodo storico drammatico: la guerra, la fame, e poi l'affacciarsi dell'isola alla modernità dopo secoli di vita omerica, più simile a quella dell'antichità che a quella che dovrà necessariamente venire, in capo a pochi decenni. E nel 1963 che il narratore, grazie a un intervento chirurgico, di nuovo "viene alla luce", e questa volta quella che lo accoglie è una fantasmagoria sfolgorante, accesa per i suoi occhi che, risanati, lo costringeranno a un nuovo apprendistato, durante il quale, uomo fatto, dovrà imparare ciò che tutti abbiamo appreso in modo naturale: dovrà imparare a vedere.