Teatri di comportamento. La «regola» e il «difforme» da Torquato Tasso a Paolo Sarpi
«Perciocché in vedendo il buio si conosce quale è la luce et in udendo il silenzio si impara che sia il suono, sì potrai tu, mirando le mie poco aggradevoli e quasi oscure maniere, scorgere quale sia la luce de’ piacevoli e laudevoli costumi». La luce e il buio; la «regola» e il «difforme»: Giovanni Della Casa attraversa, nel suo Galateo, i principali ambiti entro cui dovrebbe realizzarsi il buon comportamento, istituendo un canone per il suo tempo come per le epoche a venire. Si tratta di un sistema di regole che allontana il gentiluomo dal rischio, sempre incombente, delle cattive maniere, dello scarso rispetto così per l’indole altrui, come per la propria. In questo libro si rappresentano scene cinque-seicentesche che ottemperano o derogano al modello dellacasiano: dalla malinconica ‘extravaganza’ di Torquato Tasso agli incivili professori con cui disputa Giordano Bruno; dai mordaci avversari di Galileo all’arroganza di un viceré e di un governatore spagnoli che attentano alla sovranità di Venezia, strenuamente difesa da Paolo Sarpi.
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