Flessibilità, efficienza, spettacolarità. L'industrial design per la gestione del progetto e dei «tempi» dell'architettura
L'architettura, rispetto alle profezie ideologiche e visionarie degli anni Settanta, ha percorso altre strade, mercificandosi. Frequenti sono l'espressione del brand dei committenti e il vanaglorismo dei progettisti, utili a stabilire trends e a suggestionare il grande pubblico con trovate e messe in scena. Ma se è vero tutto ciò, occorre considerare anche lo straordinario apporto della ricerca sui nuovi materiali performativi, delle tecnologie e degli aspetti comunicativi ed espressivi. Le nozioni di tempo e di efficienza hanno assunto il comando. Il tempo del progetto, quello dell'esecuzione e quello del consumo sono le variabili dell'intero processo. L'archetipo è, senza dubbio, il Centre Pompidou ma, ancor più, l'ideologia di quello straordinario gruppo inglese: gli Archigram. Da qui prende le mosse il testo per ripercorrere le tracce che segnano l'evoluzione di questo singolare approccio efficientista e comunicativo. Un breve e intenso itinerario dal Centre Pompidou all'Headquarter Building DSB di Canary Wharf, assunto a 'caso di studio' per l'esemplarità dell'approccio progettuale. Nella sua parte conclusiva, il libro pone particolare attenzione sulla sostanziale differenza tra design e re-design e, soprattutto, tra progetto e gestione del medesimo.
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