Annabella Rossi e la fotografia. Vent'anni di ricerca visiva nel Salento e in Campania
Come fotografo? Dispongo di una Leica del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni popolari, con un tele, un grandangolo e un 50 mm. Poi ho due macchine di prestazioni più modeste, una Olympus e una Voigtlander. Devo dire per quanto riguarda le mie fotografie, che ce ne sono molte fatte con una vecchia Rolleicord, con la Voigtlander, con l'Olympus. Le mie fotografie sono la realizzazione per immagini del ragionamento scientifico ed umano che in quel momento elabora la mia mente. Di conseguenza le operazioni mentali che determinano le mie fotografie sono evidentemente molto diverse da quelle di un fotografo, professionista o dilettante che sia, che documenta la stessa realtà. Qualche volta mi è capitato di lavorare con Ferdinando Scianna che mi ripete sempre che la differenza che c'è tra lui e me consiste nel fatto che io documento analiticamente, mentre lui tende a dare un'immagine sintetica dei fatti. E' proprio così che io fotografo. Mi servo della fotografia per analizzare la realtà che studio; l'operazione di sintesi avviene dopo, in un ulteriore momento del mio lavoro al quale l'esame delle mie fotografie contribuisce notevolmente. (Da Annabella Rossi, "L'antropologo e la fotografia", 1971).
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