Produrre sicurezza. Agenti, assistenti e primi dirigenti della Polizia di Stato di fronte a una società in cambiamento
Il volume intende presentare i risultati di una vasta ricerca sociologica che ha coinvolto 316 agenti e assistenti e 100 dirigenti della Polizia di Stato. Nel quadro di un complessivo conservatorismo sociale di tipo post-materialista, i poliziotti rivelano un'elevata permeabilità alle richieste e alle aspettative delle comunità, dei territori e delle autorità locali, mentre sono piuttosto sensibili alle sollecitazioni e alle narrazioni costruite dai media, verso i quali assumono un atteggiamento generalmente critico. Tutto ciò rivela da una parte una crisi di legittimazione sociale, la richiesta e la ricerca del consenso dall'esterno - non sempre conciliabile con le esigenze tecnico-organizzative - , dall'altra una prevalenza della periferia sul centro, con spinte centrifughe molto forti. Questi risultati sono confermati sul piano della percezione della sicurezza, dei rischi e delle minacce: emerge un'attenzione sempre più profonda alle richiesta di tutela provenienti dal basso, dalla società civile e politica locale, con una netta preponderanza di attenzione ai fenomeni della criminalità diffusa e dell'immigrazione clandestina - appena temperata dall'uniforme riconoscimento dell'elevata pericolosità della criminalità organizzata, su tutto il territorio nazionale - e una netta sotto-valutazione delle dimensioni inerenti l'ordine pubblico in senso ampio (dai movimenti di protesta al terrorismo).
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