Le autonomie speciali. L'altra versione del regionalismo, fra squilibri finanziari e possibile equità

Le autonomie speciali. L'altra versione del regionalismo, fra squilibri finanziari e possibile equità

L'evoluzione dell'economia, la crisi finanziaria e i vincoli sempre più stringenti, concordati a livello europeo, spingono la gestione della pubblica amministrazione verso un ormai ineludibile rigore dei conti e la necessità di rivedere il perimetro dell'intervento pubblico, indagando in quali ambiti si possano realizzare economie, contenere sprechi, eliminare privilegi. Di fronte a questa ineludibile esigenza, si ha però la sensazione che le proposte di intervento, così come le necessarie correzioni, siano condizionate da un contesto culturale in cui il cattivo operare di alcuni diventa il metro di giudizio che abbraccia la generalità. Allo stesso modo la differenza istituzionale o l'originalità di una soluzione diventano un fattore di disturbo, mentre sulla spinta della semplificazione, l'organizzazione accentrata - tradizionalmente rigida - sembra essere preferita a quella decentrata, tendenzialmente più adatta all'innovazione, all'efficienza, alla capacità di rispondere ai bisogni di specifici contesti. In questo clima, le regioni a statuto speciale sono diventate oggetto di critiche ricorrenti e diffuse: troppi poteri e troppe risorse, non più attuali, anomale rispetto al quadro istituzionale prevalente. Lo scopo di questo libro è rivedere questi giudizi in parte fondati, ma spesso affrettati, nati da letture parziali, persino scaturiti da analisi metodologicamente discutibili e da dati inappropriati o sbagliati.
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