Oltre il senso del limite. Giovani e giochi pericolosi
Sembra maturata, negli ultimi anni, l'idea che i giovani abbiano deciso di dedicare il loro tempo libero a inseguire l'ultima moda in fatto di giochi pericolosi. A cadenza periodica, assistiamo all'invasione di servizi giornalistici che raccontano - tra condanna morale e curiosità folkloristica gli orientamenti estremi più in voga tra gli adolescenti di tutto il mondo, dagli Stati Uniti all'Indonesia. Le immagini e i resoconti di pratiche come balconing, binge drinking, choking game, eyeballing o ghost riding si mescolano così dentro uno stesso calderone, dove svago e azzardo si confondono, divertimento e disagio si sovrappongono e i giovani appaiono, contemporaneamente, vittime e carnefici delle più folli tendenze del momento. Tuttavia il gioco pericoloso non è il semplice frutto di incoscienza o ignoranza del pericolo, né può essere relegato alla sola sfera del disagio o, peggio ancora, del comportamento patologico. Al contrario, è l'ultima declinazione di un linguaggio del rischio a cui i giovani attingono per reclamare quelle esigenze personali e collettive che la realtà sociale non sembra più in grado di garantire. I giovani, allora, usano il rischio come una risorsa per esprimere se stessi, per rafforzare la coesione sociale e l'appartenenza a un gruppo, per affermare il proprio ideale di stile, gusto, consumo e tempo libero.
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