Oltre la pelle. Il confine tra corpi e tecnologie negli spazi delle nuove «mobilità»
Siamo i nostri corpi", "abbiamo i nostri corpi", "facciamo i nostri corpi". Tale assioma "a tre teste" ha fatto del corpo il "parassita" della cultura moderna. Il desiderio di cambiare la pelle che si abita, per dirla con Almodovar, si è "territorializzato" nei media dello schermo, nei siti digitali e nei social networks, rimescolando le carte come un tentativo di divertirsi sulle macerie del tempo che scorre. Tutto è gioco, tutto è arte. Madonna è come Michelangelo. Le strisce dei fumetti come ottocento pagine di Tolstoi. E in discussione l'avanzata trasformazione dell'uomo in uno spettatore. La moltiplicazione degli schermi crea la "festa del visivo". La determinazione del confine tra il sensorium sociale e la tecnologia in uso è il problema metodologico fondamentale, tuttora irrisolto, che emerge dall'attuale spatial turn: la "svolta spaziale" che viene maturando attraverso il riorientamento del paradigma digitale classico. La nozione di corpo in azione nel contesto è la proposta metodologica che il presente volume avanza alla sociologia per superare la nuova alleanza tra sensi umani e media mobili che, secondo Jason Farman (2011), il sensory inscribed body inscenerebbe quali esperienze emozionali ed estetiche "geosocializzate" entro il corrente "regime della distrazione".
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