Studi sulla periferia est di Roma
Questi studi costituiscono un primo tentativo di interpretazione della periferia est di Roma come sede di un pur contraddittorio processo organico di formazione: intendono mostrare come sia possibile leggere il territorio di margine della città con occhi nuovi, individuando strumenti di progetto che si pongano, piuttosto che nelle condizioni di una presunta assenza di struttura generale, in critica continuità con la forma ereditata. Il generoso intervento del Casilino 23 ha, peraltro, dimostrato i limiti del progetto che contiene all'interno la spiegazione della propria forma. Il progetto delle future periferie dovrebbe coincidere con la lettura di una lettura. La forma stessa del territorio che noi interpretiamo, interpreta a sua volta, infatti, i luoghi nel loro individuarsi storicamente: i crinali appena rilevati sui quali vengono tracciati i primi percorsi nella fase iniziale di strutturazione del suolo, i fondovalle e i compluvi entro i quali si raccolgono e scorrono fossi e marrane, e poi le tracce della viabilità antica che costituiscono il sostrato che ancora informa il territorio, danno tutti il proprio contributo alla struttura vitale che oggi conosciamo. Ogni modificazione costituisce anche una lettura della realtà costruita ed ha senso se inserita nel contesto che, insieme, genera e dal quale è modificato. Nell'oggetto di questi studi, come sempre in architettura, ogni azione singola è destinata a ripercuotersi sulla totalità delle cose.
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