Ma non dovevate andà a Londra? Un viaggio nella mia vita
«Oggi, che ho superato i sessant'anni, è sempre più forte in me il senso di gratitudine verso mia madre per tutto quello che mi ha insegnato, per ciò che mi ha fatto vedere, per gli sbagli che le ho visto fare e per quegli stessi sbagli che da lei ho ereditato. Perché si prende il pacchetto completo. E io sono grato di tutto, ma soprattutto di avermi reso un uomo libero di pensiero e di avermi insegnato il rispetto degli altri.» Roma, estate 1974. La scuola è appena finita e Claudio già pregusta i mesi di svago che lo attendono - sulle spiagge di Fregene, o forse in Inghilterra -, ma mamma Rita ha in serbo un programma ben diverso: quest'anno si parte in auto alla volta dell'Est Europa, si va Oltrecortina alla scoperta delle virtù del socialismo reale. Claudio è perplesso, non sembra capire granché, e anche i suoi parenti reagiscono alla notizia rivolgendo a Rita la medesima, laconica domanda: «Ma non dovevate andà a Londra?» Nonostante lo scetticismo di molti, quel viaggio si farà. E sarà un'esperienza tragicomica che vedrà i sogni di Rita infrangersi contro la dura realtà, mentre la comitiva si trascinerà senza entusiasmo lungo strade deserte e paesaggi monotoni, tra mugugni e lamentele crescenti. Eppure Claudio, appena undicenne, ancora non sa che quell'esperienza è destinata a imprimersi in modo indelebile nella sua mente, assumendo negli anni un senso sempre più profondo. E non è un caso, allora, che in queste pagine il racconto di quel bizzarro viaggio verso il «sol dell'avvenire» diventi per lui l'occasione per ripercorrere gli snodi di una vita intera, dall'infanzia nel quartiere della Balduina ai tumulti giovanili, dagli insegnamenti di papà Ferruccio agli esordi nel cinema, fino agli incontri più importanti di una carriera sorprendente.