Il giorno in cui ho imparato a volermi bene

Il giorno in cui ho imparato a volermi bene

Maryse, illustre neuropediatra, è una donna bella e intelligente, ma terribilmente narcisista e ossessionata dal bisogno di essere sempre la più brava, la più ammirata - la numero uno. E anche madre di Charlot, un bambino singolare, che sa meravigliarla ed esasperarla al tempo stesso. Come una sorta di Piccolo Principe, fin dalla più tenera età Charlot la disarma con domande sulle verità più essenziali e meno afferrabili: la felicità, il senso della vita e dell'amore. Grazie a Charlot e ai suoi quesiti filosofici che la mettono in difficoltà, Maryse inizia pian piano a spogliarsi delle sue certezze inossidabili. Grazie a Charlot e alle sue lacrime, Maryse capisce che certe ferite inflitte dalla vita non hanno un motivo né una spiegazione, e riscopre il valore dell'umanità nel ruolo di medico. Con il suo candore acuto e il suo coraggio ostinato anche di fronte alle prove più dure, un ragazzino come Charlot sarà in grado di dimostrare agli adulti che l'essenziale nella vita sta nell'assaporare ogni istante del presente, nel riscoprire quella tenerezza che ci permette di entrare in connessione con gli altri, nello spogliarsi del proprio ego e di tutte le maschere che ci impone. Solo così è possibile imparare a volersi bene e lasciarsi andare alla vera gioia, quella che si raggiunge solo con l'intelligenza del cuore. Perché «diventare intelligenti è aver trovato il significato reale della parola amare».
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