Un metodo molto pericoloso
Di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung si sa tutto e la psicanalisi è entrata ormai nel linguaggio quotidiano, dall'interpretazione dei sogni al complesso di Edipo, dalla Donna Selvaggia all'Io e all'Es. Ma è sulla vita dei due padri fondatori che John Kerr, in questa ricostruzione storica, racconta qualcosa di completamente nuovo. La sua rilettura di quel periodo e del rapporto tra Freud e Jung prende avvio dal ritrovamento di un carteggio: nel 1977 affiorano da uno scantinato ginevrino diari, lettere, abbozzi di scritti inediti dei due grandi e di una donna, Sabina Spielrein, ancora poco nota. L'impatto e l'importanza dei testi sono quelli di una vera e propria rivoluzione, che mette in luce il lato debole - solo perché sconosciuto fino a quel momento nel triangolo Jung-Freud-Spielrein. Semplice caso clinico all'inizio, curata da Jung con il nuovo metodo di Freud, Sabina gioca più di un ruolo nella vita dei due scienziati: paziente, amante e (involontaria?) traditrice di Jung prima, quindi amica, confidente e infine collega di Freud, diventa testimone consapevole della frattura tra la scuola di Vienna e quella di Zurigo, i valori ebraici e quelli cristiani. Oltre la riflessione sulla psicanalisi, quindi, Kerr dà risalto alle vicende personali dei suoi protagonisti: ciò che ciascuno di loro scoprì nella vita privata dell'altro e il potere che - grazie a questa conoscenza - cercarono i esercitare sono raccontati in tutta la loro esplosiva, incandescente umanità.