Flory la porta chiusa. Come sono sopravvissuta alla Shoah

Flory la porta chiusa. Come sono sopravvissuta alla Shoah

Flory, ebrea olandese, è una sopravvissuta all'Olocausto. Alle prime avvisaglie di antisemitismo, insieme con il futuro marito Felix cerca la salvezza imbarcandosi per il Sudamerica, ma la nave - carica di civili di un paese non belligerante - viene fatta esplodere in mare dai tedeschi. Scampati fortunosamente alla morte, i due ritornano in patria per scoprire, solo pochi mesi dopo, che duecento anni di pace e una proclamata neutralità sono un ben misero riparo dalla follia nazista. Il 10 maggio 1940 l'Olanda viene invasa e gli ebrei scientemente emarginati, repressi, depredati e infine annientati. Le famiglie si smembrano, i due sposi si danno alla clandestinità e iniziano a collaborare con la resistenza. Improvvisamente, una quotidianità fatta di tranquillità sociale e felicità domestica viene rimpiazzata dagli effetti della persecuzione razziale: fame, fughe, rastrellamenti. Molti dei parenti non ce la fanno, compresa la madre di Flory: prelevata e inviata al campo di concentramento, di lei resta una straziante lettera gettata dal treno, come facevano molti deportati. Ma Flory e Felix conoscono anche la bontà e il coraggio di tutti i connazionali che, a più riprese, li hanno ospitati e nascosti a rischio della vita propria e dei loro cari. Con parole semplici e toccanti la donna ci narra la sua esperienza di quel periodo buio della storia, segregata dietro la fragile barriera di una porta chiusa, impegnata a raccogliere con costanza e ostinazione tutte le prove che documentassero la follia nazista: comunicati, diktat, articoli di giornali, missive e biglietti. Alla fine della guerra la valigia che li conteneva era piena zeppa. Un libro coinvolgente, un racconto carico di dolore, di coraggio e di riconoscenza per tutti coloro che si sono battuti in nome dei diritti dell'uomo. Per non dimenticare.
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