Padroni d'Italia. Può il nostro capitalismo salvare se stesso e il paese?
Non esiste più la chimica di base. Sono sparite l'informatica, la grande farmaceutica, l'elettronica di consumo. Abbiamo declassato l'acciaio. Si sta lottando con forza per ridare un futuro all'auto. Il capitalismo italiano oggi si presenta così. Tra vecchie incrostazioni, crisi di credibilità legata ai crack Cirio e Parmalat, e una competizione globale sempre più dura. Per fortuna, però, nel nostro Paese ogni giorno continuano a nascere nuovi imprenditori. E come ci riesce il calabrone, ignorando le leggi della fisica, così le piccole e medie imprese di casa nostra riescono comunque a volare. È vero, di miracolo economico in Italia ce n'è stato uno solo: ha avuto le sembianze della Fiat 600 e ha trasformato un'economia arretrata in potenza industriale. Ma è anche vero che, se l'Italia è rimasta tra i Grandi, lo deve soprattutto a quel 'calabrone'. Che ora, però, sta perdendo quota. Perciò urge una svolta. Ricerca, scuola, innovazione, un vero mercato finanziario: bisogna partire da qui, ma investendo sulla media impresa italiana e sui nuovi servizi. Altri giocatori non ce ne sono. Resta un dubbio, anzi due: la squadra che va in campo è consapevole che deve giocare con le magliette della nazionale? E l'Italia è consapevole di dover giocare con loro? Per anni si è inseguito il sogno di un'occupazione senza padroni. Molti di loro hanno avuto colpe, anche gravi, ma ai più, spesso, non si è permesso di crescere. Un errore da non ripetere. In questo volume si parte proprio dai padroni d'Italia. Tra finanza e industria, politica e imprese, i grandi protagonisti dell'economia italiana dialogano con l'autore sui temi più scottanti: vizi e virtù del nostro capitalismo, l'intreccio pericoloso tra banche e imprese, la tutela del risparmio, lo scontro tra istituzioni. Di conversazione in conversazione si snoda un lungo racconto che porta a una riflessione controcorrente sul sistema imprenditoriale italiano. E su oltre mezzo secolo di vita politica ed economica del nostro Paese. A fine volume un saggio di Gian Maria Gros-Pietro ripercorre le principali vicende economico-finanziarie dal dopoguerra a oggi, la lotta di un mondo imprenditoriale che deve competere con avversari dotati di risorse finanziarie incomparabilmente maggiori. E così, partendo da un orologio inglese del Settecento, sfilano davanti agli occhi le sequenze del film di un capitalismo senza capitali in un Paese dove ha dominato a lungo una cultura anti-imprenditoriale.
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