Perché abbiamo il peggior capitalismo del mondo
Negli anni Cinquanta e Sessanta l'Italia è riuscita, a sorpresa, a diventare una delle maggiori potenze industriali del mondo. A partire dagli anni Settanta, però, è cominciato un declino che in questi ultimi tempi è andato accelerando. Scomparsi alcuni grandi gruppi, entrati altri in crisi senza più la capacità di giocare una partita autonoma fuori della nazione, ormai si contano sulle dita di una mano le imprese italiane di un certo peso, e in genere si tratta di aziende di servizi e di ex monopoli pubblici, senza alcuna proiezione verso l'esterno. A fianco di questi nomi dal glorioso passato, ma dall'incerto avvenire, prosperano (e si tratta forse dell'unico segno di vita) migliaia di piccole e medie aziende, che però hanno difficoltà a crescere e a diventare protagoniste di una sorta di rifondazione del 'sistema Italia'. Un sistema che si trova oggi a dover fronteggiare crolli di enormi proporzioni, come quelli di Cirio e Parmalat. Per il capitalismo privato italiano è suonata l'ora della fine? Si può fare qualcosa per risalire la china, per arrestare il declino, e tornare a contare in Europa e nel mondo? Giuseppe Turani, acuto osservatore dei fatti economici italiani, propone una riflessione sugli errori compiuti in questi anni dal capitalismo nostrano e si interroga sulle reali possibilità per la locomotiva Italia di tornare a correre.
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