Gente di Baghdad. Una donna racconta la vita quotidiana in Iraq
Stupore, rabbia e fatalismo si alternano in questo diario, dominati però dalla voglia di sopravvivere di un Iraq messo in ginocchio dalla guerra del Golfo e dal successivo embargo. Musulmana, single, di tradizione illuminata, Nuha è una cinquantenne di buona famiglia che il conflitto coglie quasi di sorpresa nella sua casa di Baghdad. Dalle parole di questa donna emerge la vita quotidiana di una città opulenta che scivola inesorabilmente nel Medioevo, dai congelatori stracolmi di provviste putrescenti per la mancanza di energia elettrica, alla penuria d'acqua, ai furti, alle aggressioni, ai pazienti che devono recarsi all'ospedale muniti di ogni cosa, perfino di lampadine... Il tutto sotto il fuoco di decine di migliaia di raid aerei. Ma ancora più spietato e disperato è il resoconto degli anni dell'embargo, quando alle ferite e alle mutilazioni - fisiche e psicologiche -, agli effetti di contaminazioni di ogni sorta che si perpetueranno per generazioni, si unisce la consapevolezza di quanto le sanzioni al regime li abbiano condannati al disprezzo del mondo, all'isolamento e alla povertà. Dopo aver assistito al degrado di ogni valore civile, Nuha infine abbandona il suo paese senza lasciare il Medio Oriente, autoesiliandosi sia dalla patria, sia da un Occidente che non può più accettare. Nel cuore una speranza beffata: "Siccome sono un'eterna ottimista, posso solo pregare che si riesca a evitare un'altra guerra".
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