La famiglia rossa. Una donna racconta il suo sindacato: passioni, contrasti, vendette
Dopo il successo di "Bellezze in bicicletta", gioiosa e tenera rievocazione di un'infanzia e adolescenza vissute nella campagna emiliana, Adele Grisendi racconta in questo secondo libro la sua esperienza nel mondo del lavoro. Ma da una prospettiva particolare: l'impegno nel più importante sindacato italiano, la Cgil, cui aderisce ancora molto giovane, diventandone in breve tempo dirigente a livello provinciale in una città dell'Emilia. Un'attività appassionante e formativa - "il sindacato è stata la mia università", dichiara a un certo punto l'Autrice -, ma che le ha procurato anche amarezze e delusioni. La sua è una storia personale, però emblematica. Vicende analoghe sono toccate a molti altri a causa di storture che partiti, formazioni politiche e sindacali di ogni colore hanno in comune. Ma "La famiglia rossa" non è solo il racconto di un esaltante insieme faticoso percorso individuale. E' soprattutto un viaggio dentro l'umanità generosa, pulita e animata da forti ideali, composta dai milioni di donne e di uomini che lavorano. E un colorito ritratto del sindacato italiano, descritto nei protagonisti e nei suoi riti pubblici e privati, ricco di aneddoti divertenti e di tanti ricordi che si riallacciano a momenti significativi della nostra storia recente. L'occhio dell'Autrice si sofferma di continuo sulla fatica delle operaie, delle inservienti, delle infermiere, osservate nella difficile missione di conciliare il lavoro fuori con quello dentro casa. Ma registra pure gli ostacoli che si frappongono alla loro affermazione, anche nella Cgil, uno dei luoghi deputati a tutelare i diritti di tutti, senza distinzioni di sesso. Onesto, sincero, a tratti giustamente aspro, "La famiglia rossa" è un libro unico nel suo genere, cui la penna vivace di Adele Grisendi sa imprimere un andamento narrativo, senza rinunciare alla precisione del dettaglio e alla puntigliosa ricostruzione di fatti ed eventi.
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