Il grido invisibile. La vita negata delle donne afghane
La seta ha il colore della pioggia ed è orlata con cura. A osservarlo, sembra impossibile che un indumento così sia simbolo di tanto dolore, però questo è il burka che marchia le donne afghane come esseri inferiori, indegni di guardare in faccia il mondo. Come può essere la vita attraverso un velo? Qual è il prezzo che la popolazione femminile deve pagare al regime talebano? In un racconto di condivisione e di denuncia, asciutto e senza sentimentalismi, la giornalista spagnola Ana Tortajada ci consegna la visione sconvolgente di un Paese dove il governo toglie alle donne libertà e dignità: non hanno infatti più diritto all'istruzione, né ad alcuna partecipazione alla vita economica, politica e sociale; sono private dell'assistenza sanitaria perché nessun medico - rigorosamente maschio - può stabilire un contatto fisico a meno che non sia un parente strettissimo; e non possono riunirsi né parlare o ridere a voce alta. Eppure, nonostante questa esistenza d'inferno, su cui grava per di più la tensione di anni di guerra, le "vittime" si sono segretamente organizzate in una catena di eroica e tenace solidarietà, e le più colte hanno fondato scuole clandestine offrendo alle loro simili l'opportunità di un'educazione. Testimone in prima persona delle condizioni disumane in cui versa l'Afghanistan, l'autrice ha sentito l'urgenza di consegnare al mondo occidentale questo libro che è un'accusa al regime, un'esaltazione del coraggio e un appello a non abbandonare queste popolazioni fiere e generose di cui i talebani non rappresentano che un'aberrante minoranza.
Momentaneamente non ordinabile