La via della Cina
In questo libro, la nota giornalista e saggista Renata Pisu racconta il suo rapporto con la Cina, iniziato nel 1957 quando - insieme con alcuni compagni - si trasferì a studiare a Pechino, all'univesità di Beida. Vi trascorse quattro anni, e da allora non ha mai smesso di tornare periodicamente in quel Paese che l'ha "contagiata" di un male incurabile, il Mal di Cina, segnando in modo indelebile la sua vita. Così, quanto leggiamo nelle sue pagine non è soltanto un resoconto o un reportage di viaggio: piuttosto, assomiglia a un percorso tra passato e presente - dentro una realtà culturale, politica, geografica - che si accompagna ad un itinerario esistenziale. L'autrice ci parla infatti di uomini, di città, di eventi, ma anche di passioni, sentimenti, aspirazioni e, insieme, di se stessa davanti a quel mondo tanto diverso, quasi alieno, capace di attrarla e al contempo di respingerla. Le pagine di diario, le lettere alla famiglia, gli appunti di viaggio si alternano agli aneddoti, ai ritratti di amici, alle rievocazioni di incontri avvenuti nel corso di un quarantennio e alle suggestive descrizioni di luoghi e paesaggi, dove l'occhio dell'autrice coglie sempre il dettaglio, il particolare che donano alle sue parole il respiro della letteratura. Ed ecco sfilare davanti a noi la Pechino di Mao e quella dei moderni grattacieli, la Manciuria attraversata dalla Transiberiana, le Tre Gole del fiume Yang Tze e poi ancora l'anziana lavandaia "dai piedi di giglio", l'intellettuale cinese che amava Verlaine e fu mandato a "riformarsi il pensiero" in una vetreria, e i tanti "occidentali" che hanno capito troppo, o troppo poco, di questo Paese dove il tempo si snoda e riavvolge su se stesso in un ciclico, eterno ritorno. Noi non potremo mai comprenderlo fino in fondo, ci dice Renata Pisu, ma solo "rasentarne" la conoscenza. E forse è proprio questa sensazione di incompiutezza il Mal di Cina. Chissà che accettarlo e conviverci non sia l'unica, saggia soluzione: un cinese [...]
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