L'aquila e la gallina. Come un uomo oppresso può trovare la libertà
Un uomo vide un pulcino d'aquila ferito, ne ebbe pietà e se lo portò a casa. L'aquilacrebbe nel pollaio con le altre galline, certadi appartenere alla loro razza. Un giorno fu condotta sull'orlo di un precipizio e tenuta sospesa nel vuoto: ne fu impaurita, come lo sarebbe stato ogni animale terrestre. Ma poi i suoi occhi si fissarono sul sole e si aprirono;allora ricordò chi era, spalancò le immense ali e volò via nel cielo. Questa favola, che negli anni Venti ispirò un patriota africano impegnato nel riscatto del suo paese dal colonialismo, è una metafora illuminantedella condizione umana. L'aquila e la gallinasono i simboli di due aspetti fondamentali dell'esistenza umana: la dimensione della realtà quotidiana, limitata e concreta,e quella dell'utopia, dell'ideale, del desiderio di infinito. La realtà e la storia si creano continuamente come un insieme strutturato e vivo in equilibrio fra i due poli. L'uomo,che di questo insieme fa parte, per disporrepienamente di se stesso deve innanzituttoconoscersi, cogliere la propria intrinseca duplicità ed esserne consapevole; egliè a un tempo aquila e gallina, spirituale e materiale, e rifiutare o negare una delle due dimensioni significa la mancata realizzazione di sé attraverso quella sintesi di trascendente e immanente che ha come modello la figura di Gesù Cristo. Ma un'altra importante conseguenza scaturisce da questa ritrovata consapevolezza. In ogni tempo la più subdola ed efficace forma di oppressione esercitata contro gli indiviui o le nazioni è consistita nel deprimere in loro la dimensione-aquila, nel convincerli di esseresolo galline incapaci di decidere autonomamente del proprio destino: riconquistare la propria metà significa avere la coscienza dei propri diritti e i mezzi per tutelarli, significa far emergere l'aquila, capaci di trascendere gli orizzonti limitati e di portare lo spirito a vette vertiginose; in altre parole fondare la liberazione.
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