Donne sante donne streghe. Estasi mistiche e possessioni tra Medioevo e modernità
Sante o streghe; buone o cattive; accolte nei cieli alti e luminosi del Paradiso o destinate alle fiamme dell'Inferno, non senza prima passare per quelle dei roghi inquisitori. Le prime mai schierate contro la Chiesa, le seconde perseguitate, interrogate e torturate. E dunque Caterina da Siena e Bellezza Orsini, Giovanna Maria della Croce e streghe di Nogaredo, Umiliana de' Cerchi e Gabrina degli Albetti. La pratica del cilicio, della flagellazione, la reclusione in una cella angusta. E poi le trance mistiche, i poteri taumaturgici e la chiaroveggenza. La gloria del pubblico culto. Oppure il potere evocativo delle parole e la forza magico-simbolica degli animali, le accuse di eresia e stregoneria. Il fango del pubblico ludibrio. Per tutte il ruolo preminente all'interno della comunità di appartenenza, profetesse o guaritrici, il sogno di una vita in panni diversi. Le une quasi sempre provenienti da contesti benestanti, le altre figlie della marginalità sociale e della povertà più deprivante. Ma con insospettabili punti in comune, a partire dalla complessa figura di Giovanna d'Arco, sempre sospesa sul difficile crinale tra santità e stregoneria. Tutte alla ricerca di uno spazio sociale alternativo, che attraverso le differenti strade percorse segna le tracce faticose di una fuga da un mondo ecclesiastico e secolare oppressivamente androcentrico. Strade accettate con sospetto dal potere o alla fine represse nel sangue.