Lilli Jahn. Il mio cuore ferito. Lettera di una madre dall'Olocausto
Lilli Jahn, la protagonista di questo libro, è una donna emancipata e passionale, colta e raffinata. Nasce nel 1900 a Colonia da una famiglia della borghesia liberale ebraica, si laurea brillantemente in medicina e sposa il medico protestante Ernst Jahn, dal quale ha cinque figli: Gerhard, Ilse, Johanna, Dorothea e Eva. Con l'avvento del nazismo, nel 1933, la vita della famiglia Jahn si fa sempre più dura, ma il punto di non ritorno deve ancora arrivare. Nel 1942 il marito, innamoratosi di una collega, divorzia e abbandona Lilli in balia della persecuzione segnandone la condanna. Nel 1943 la donna viene internata nel campo di lavoro di Breitenau; nel 1944 arriva ad Auschwitz, dove ben presto muore di stenti. Nel corso degli ultimi terribili anni, Lilli non smette mai di corrispondere con i figli: il loro carteggio, miracolosamente scampato alla distruzione e conservato nel tempo, viene finalmente pubblicato in Germania nel 2002 restituendoci una testimonianza eccezionale di amore e di coraggio, oltre a offrire un tributo a tutte le vittime dell'Olocausto. Le lettere raccolte ne "Il mio cuore ferito" sono toccanti e bellissime: la mamma racconta l'esperienza concreta della prigionia, fatta di fame, di freddo, di paura. Pur cercando di rassicurare i ragazzi, chiede il loro aiuto. E loro le mandano cibo, indumenti, soldi con i quali comperare il biglietto per l'agognato ritorno, che non avverrà mai. Allo stesso tempo, la coinvolgono in tutte le piccole e grandi sfumature della quotidianità: la torta di mele per il compleanno di Gerhard, le difficoltà di Ilse nel proteggere e consolare le sorelle minori, le lunghe notti dei bombardamenti, i progressi scolastici, le influenze di stagione, il razionamento alimentare, l'indifferenza dei vicini, i lavori di casa. Il loro dialogo lascia trasparire la ricchezza dei sentimenti con cui affrontano speranze e timori, incubi e sogni. E il desiderio, mai sopito, di fingere una normalità che non tornerà più. Con la stessa freschezza di Anne Frank, il coro di voci di questa famiglia, ascoltata direttamente e senza filtri, costituisce uno straordinario documento storico, che nessuna ricostruzione a posteriori potrà eguagliare. Nello stesso tempo, torna a parlarci della dignità e della vitalità dell'uomo, anche quando è costretto a vivere il più atroce dei destini.
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