Parolaio italiano. Dieci anni di cultura (e incultura) nazionale
Da dieci anni, Pierluigi Battista, uno dei più acuti osservatori della nostra cronaca politica, tiene sulla "Stampa" una rubrica - "Parolaio" - che è insieme vetrina delle polemiche nazionali, campionario di perfidie e cronaca culturale 'sui generis'. Con pazienza e crudeltà da entomologo, Battista infilza le parole in libertà pronunciate o scritte da coloro che sono abilitati a farlo: giornalisti, intellettuali, artisti, dirigenti televisivi ed editoriali, politici (sempre rigorosamente citati per nome e cognome: niente allusioni né messaggi trasversali). Spesso non servono commenti: le nude parole, riportate fra virgolette, rivelano di volta in volta la piaggeria o l'odio inestinguibile, i pregiudizi o la memoria corta che affliggono i protagonisti del circo mediatico italiano. Oggi, per il decimo compleanno della rubrica, Battista ha raccolto, rivisto e ordinato i suoi corsivi, e il risultato è lo spietato registro di quel che è successo e di ciò che si è detto in Italia in questi anni paradossali, in cui sono morte le ideologie e le tradizioni politiche che avevano segnato il dopoguerra, ma in compenso è deflagrato l'odio ideologico, "l'ostilità assoluta, ossessiva e viscerale nei confronti di chi viene individuato come un Nemico". I sei capitoli del libro descrivono così l'eterna transizione italiana e il bipolarismo nevrotico, le divisioni sulla storia (e il revisionismo) e i tormentoni culturali del decennio, i duelli e l'esibizionismo dei 'maitres à penser'. E la lettura in rapida successione di questi testi diventa un corso accelerato, vertiginoso ed esilarante, per conoscere il carattere nazionale degli italiani. Brutto carattere, tutto sommato.
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