Storia dei Greci
"Mi sarebbe più facile elencare i vizi e i difetti di questo libro che non i suoi meriti e qualità. Sapevo prima di scriverlo che a questa conclusione sarei fatalmente arrivato, ma l'ho scritto ugualmente perché mi divertiva farlo, perché spero che qualcuno si divertirà a leggerlo e perché penso che, pur con tutte le sue lacune, esso riempirà quella più grossa che i nostri professori si sono dimenticati di colmare: una narrazione semplice, un racconto cordiale." Così scriveva Indro Montanelli nel 1959, presentando ai lettori la "Storia dei greci", la sua seconda incursione nella storia antica (dopo la "Storia di Roma" del 1957). E lo stesso principio ispiratore che guiderà l'impresa quasi quarantennale della "Storia d'Italia", la serie di volumi che ha trasmesso a centinaia di migliaia di italiani, di due o tre generazioni diverse, il gusto della storia: una storia fatta non di monumenti o di forze impersonali, ma di uomini e donne con le nostre stesse passioni, i nostri vizi e le nostre virtù. I greci di Montanelli sono nostri contemporanei, perché di questo "popolo che non era riuscito a diventare una nazione" siamo anche noi una colonia, e perché Montanelli ha il gusto delle attualizzazioni paradossali: Omero era il "poeta della Confindustria", Platone un totalitario che "se vivesse oggi, riceverebbe il 'premio Stalin'". Più in generale, Montanelli ha il gusto del ritratto fulminante, che coglie in una battuta un intero personaggio: Ippocrate, il padre della medicina, è "celebre per aforismi come: "L'arte è lunga, ma il tempo è fugace", che lasciavano ai pazienti i loro reumatismi e le loro emicranie, ma li mettevano in soggezione"; Alessandro il Grande "inseguì una chimera e, più che un artefice, ci appare lo schiavo di un destino"; e Schliemann, che si sentiva un greco e riscoprì da solo la preistoria greca, era "un matto, ma tedesco, cioè organizzatissimo nella sua follia". Per questo, il racconto 'semplice' e 'cordiale' della "Storia dei greci" non ha perso nulla della sua freschezza; anzi è l'inizio più naturale della nuova collana che accoglierà le "Opere di Indro Montanelli".
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