Il diario di una tata

Il diario di una tata

Nanny, la protagonista-narratrice di questo romanzo, è una tata. Ma non una tata come tante altre: una tata che ha il (discutibile) privilegio di lavorare per una famiglia di Park Avenue, la zona più lussuosa di Manhattan. Per una paga ridicola e che non arriva mai puntuale, deve badare al piccolo Grayer X, anni quattro, e soprattutto fare in modo che la signora X - che non lavora, non cucina, non fa le pulizie e non sì occupa del figlio - trascorra serenamente le sue giornate. Quando il matrimonio comincia a sgretolarsi (il signor X ha un'amante), il coinvolgimento di Nanny nelle vicende della famiglia X supera ben presto i confini della decenza, e salvaguardare la salute mentale del povero Grayer, e soprattutto il proprio senso dell'umorismo, sarà per Nanny una missione pressoché impossibile. Questo romanzo molto comico e molto acido, scritto a quattro mani da due ex baby-sitter, è una satira pungente (e fondata sull'esperienza diretta) degli usi e costumi dei ricchissimi fra i ricchi, e una rassegna dei disastri di una vita familiare in cui i padri arrivano a casa solo quando sono certi di non trovare moglie e figli (e allora magari si portano l'amante), e le madri considerano i figli o una seccatura ("Vai a letto: ti leggo un verso dalla tua antologia di Shakespeare, e poi spegniamo la luce.") o l'oggetto di una competizione sportiva con le altre madri. Ma - e anche qui vanno cercate le ragioni del suo successo immediato e travolgente - accanto al divertimento la storia di Nanny offre una riflessione sul rapporto fra i genitori, i figli e le persone alle quali i genitori affidano la cura dei figli; e sul rischioso impatto del (troppo) denaro sul mondo degli affetti familiari.
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